L'incontro
Scritto da Veronesi Simona   

Veronesi Simona

Come in ogni rapporto sociale che instauriamo con i nostri simili, anche nei primi approcci con il cucciolo che diverrà il nostro compagno di vita la prima impressione conta moltissimo. Per renderci conto di quanto il nostro amico, fin dai primi momenti ci studia e ci analizza, proviamo ad interpretare il momento dell’incontro con il suo padrone dalle mente del cane. Innanzi tutto partiamo dal presupposto che, come più volte caldeggiato da queste pagine, voi vi siate rivolti ad un allevatore esperto e qualificato, rifiutando, con il miraggio di un ipotetico risparmio, di rivolgervi ad un commerciante di animali o ad un privato senza esperienza. Dato questo come assioma scontato, voi arriverete all’allevamento per ritirare il cucciolo, che avrà un’età compresa tra i due ed i quattro mesi circa, trovandolo insieme ai fratelli, intento a giocare. Tuttavia, da un occhio più esperto, le attività ludiche che i cuccioli compiono senza sosta non vengono interpretate solo come gioco, bensì, anche e soprattutto, come “rituali sociali di conoscenza reciproca”. In poche parole i cuccioli, tra di loro, imparano a confrontarsi con i consimili, a socializzare, mimando tutti quegli atteggiamenti che regolano la convivenza tra cani. A questo punto è necessario richiamare alcuni concetti di etologia relativi ai comportamenti sociali dei lupi, che i cani hanno ereditato quasi integralmente. Come certamente tutti sanno il lupo è uno dei mammiferi, insieme all’uomo, con il maggior grado di socialità, cioè necessita profondamente del rapporto e della convivenza con i consimili. L’organizzazione sociale del branco di lupi segue una gerarchia molto ferrea con il classico organigramma a piramide; la sopravvivenza e la qualità di vita del branco è affidata al leader che, sul campo, ha dimostrato di possedere le doti fisiche e psichiche del capo branco. Il banco di prova delle capacità e della prestanza fisica del capo è il continuo confronto tra gli altri individui del branco, confronto spesso anche molto duro ed estremamente probante; infatti la natura riserva solo al leader la facoltà di riprodursi, garantendo così alla specie la preservazione e la trasmissione ereditaria del miglior patrimonio genetico. Affinché questa “assicurazione” genetica abbia, però, pieno successo, è necessario che ogni individuo del branco, specie se maschio, tenti di assurgere al ruolo di leader. Sarà solo il campo poi a stabilire chi avrà i “numeri” per comandare. Conclusa questa piccola premessa, fatta per capire con quale stato d’animo il cucciolo affronti il rapporto con i fratelli e l’inserimento nel nuovo branco, vediamo nello specifico quali saranno gli atteggiamenti che il cucciolo adotterà e come il padrone dovrà “rispondere” per presentarsi agli occhi del piccolo amico come un vero capo branco. Innanzi tutto diciamo che il cane considera l’uomo come un “conspecifico acquisito”, anche se si ignora se sia il cane a sentirsi umano o consideri l’uomo alla stregua un altro cane, anche se difforme. Quindi il cucciolo, da subito, cercherà di capire quale ruolo sociale può assumere all’interno del branco, studiando il comportamento degli altri componenti. Per una serie di ragioni, ma soprattutto per la tenerezza che ispira un cucciolo a chi ha poca esperienza, i primi atteggiamenti che il padrone adotta nei confronti del cucciolo sono i più errati possibili. Analizziamo, in primo luogo, l’errore più comune. Il cucciolo è appena entrato nella sua nuova casa e, giustamente, è spaesato e preoccupato; i suoi nuovi compagni di branco non fanno altro che dargli la massima attenzione, coccolandolo in continuazione. Purtroppo il cucciolo, che ragiona in maniera diversa rispetto ad un uomo, interpreta questo eccessivo interesse e questa totale accondiscendenza nei suoi confronti come una debolezza dei suoi padroni. Questo perché, in natura, le attenzioni sociali incondizionate sono riservate solo al leader; il cucciolo quindi non capisce come sia possibile che lui, piccolo ed appena arrivato nel branco, possa essere trattato da leader. Questi primi approcci sbagliati, lasciano nella testa del cucciolo un’impressione di debolezza dei suoi nuovi padroni, impressione che, se confermata nel tempo, potrebbe portare il cane ha decidere di assurgere lui al ruolo di capo branco. Il giusto comportamento da adottare è quello di supervisionare il cucciolo nelle fasi di esplorazione e di conoscenza della nuova casa, cercando di apparire come una fonte di sicurezza e protezione. Bisognerà abituare il cucciolo a riconoscere le prime parole basilari: il suo nome ed il “no”. Particolare importanza avrà l’insegnamento del “no”, perché ci permetterà di inibire sul nascere quei comportamenti che il cucciolo pone in essere per istinto ma che possono essere anche il preludio di atteggiamenti dominanti: il mordere le mani del padrone e il mimare la copula con oggetti o con il padrone stesso. Fondamentale è anche far capire al cucciolo quale è il suo nome, soprattutto per due motivi: - insegnare al cane il richiamo; - fargli capire quando chiediamo la sua attenzione. Il richiamo, in particolar modo, è il problema più comune per i neo-proprietari di cani, problema che deriva sempre dall’instaurazione di un “cattivo “ rapporto con il cucciolo nei primi giorni di convivenza. Per quanto riguarda il richiamo, analizziamo gli errori più gravi commessi da quasi tutti i padroni inesperti: - abituare il cane che il richiamo ed il conseguente contatto con il padrone equivale sempre ad essere limitati nella libertà di movimento. In parole più semplici non bisogna far credere al cucciolo che tornare dal padrone equivale ad essere messo al guinzaglio o dentro la cuccia, altrimenti il cane, temendo di dover interrompere il gioco o l’esplorazione, si rifiuterà di avvicinarsi al padrone. Per evitare questa correlazione psicologica del cucciolo sarà necessario chiamarlo molte volte solo per premiare il suo arrivo con bocconi o carezze, lasciandolo poi nuovamente libero; - inseguire il cucciolo quando questo si rifiuta di rispondere al richiamo. La preoccupazione di perdere il cucciolo o che quest’utlimo, fuori dalla vista dei padroni, possa farsi male, induce i neo-proprietari ad inseguire il cane che non torna. Questo grave errore genera nella mente del cane la convinzione che il padrone stia giocando ad inseguirlo, facendolo scappare ulteriormente, ed, inoltre, rafforza la convinzione del cane che i suoi padroni non siano adatti a condurre il branco, dato che dovunque lui decide di andare i suoi padroni lo seguono da buoni gregari. Molto utile in questi casi è fare i primi richiami in un luogo sicuro, senza pericoli, dal quale il cucciolo non si possa uscire; una volta chiamato il cucciolo, che tentennerà a venire, il padrone, senza dover temere per l’incolumità del suo amico, potrà correre nella direzione opposta a quella del cucciolo, andando a nascondersi in un luogo lontano dalla vista del cane. Quest’ultimo, preoccupato di aver perso l’unico punto di riferimento nel suo nuovo mondo, correrà verso il padrone, cercandolo affannosamente. Una volta che il cucciolo avrà trovato il suo padrone, sarà necessario gratificarlo intensamente con carezze e voce rassicurante; - punire il cane che, dopo mille richiami ed inseguimenti, finalmente viene raggiunto e preso. Sgridare o peggio picchiare il cucciolo in questa situazione ingenera nel cane un senso di paura del padrone e, memore di quello che gli è successo quando il padrone lo ha raggiunto, la volta successiva farà di tutto per non farsi prendere. Per riassumere in maniera semplice quale deve essere il giusto approccio con il cucciolo nei primi giorni di convivenza, di seguito elencherò un decalogo che potrà fungere da buona guida per i neofiti: - non essere troppo apprensivi nei confronti del cucciolo; - non eccedere nelle attenzioni, tanto da instaurare un rapporto morboso; - non subire passivamente atteggiamenti di dominanza come la monta o il mordere le mani; - apparire sempre sicuri di sé; - essere sempre propositivi nei confronti del cane (essere sempre i primi ad iniziare un’attività con il cane ed anche i primi ad interromperla; quindi non subire le iniziative del cane); - essere sempre giusti e coerenti. Sarà necessario stabilire delle regole di convivenza che il cucciolo dovrà rispettare; qualora il comportamento si corretto il nostro amico andrà premiato; - abituare il cucciolo che, per avere il cibo o le coccole, dovrà comportarsi bene nei nostri confronti (magari tornando al richiamo, mettendosi seduto se glielo chiediamo, etc.); - permettere al cane di socializzare con i suoi simili, con il mondo circostante e con altri uomini, facendo attenzione, però, che le prime esperienze siano tutte positive; - tutelare sempre la salute del nostro amico; molte turbe comportamentali si instaurano anche per problemi di salute mai diagnosticati o mal curati; - abituare il cucciolo a stare da solo, magari iniziando con brevi periodi, collegando sempre il nostro ritorno a qualcosa di positivo, come il cibo, il gioco o le coccole. Il giusto approccio con la solitudine e l’isolamento dl branco permetterà di evitare l’insorgere di alcuni problemi comportamentali come l’ansia da separazione.

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